Abbiamo deciso di intervistare Guerino Gesualdi, fondatore Gesualdi Group, azienda di costruzioni metalliche a Prato, allo scopo di ripercorrere insieme le tappe fondamentali della storia della nostra impresa, nata con il nome di Italserrande, e riscoprire i valori che da sempre ne orientano il cammino.
Quali sono le motivazioni e le ambizioni che, nel 1984, l’hanno spinta ad intraprendere la sua attività imprenditoriale con Italserrande?
Ho iniziato questa attività negli anni ‘70 come artigiano, facendo il montatore di serrande in un’impresa edile. Poi pian piano ho messo una piccola officina sotto casa. Abbiamo iniziato nel seminterrato a fare le prime serrande. Compravamo le lamelle già fatte, a Bologna, ma sapevo che non era il metodo giusto. Quindi, nel 1976, ho deciso di comprare una profilatrice per lavorare le lamelle da solo. I miei amici dicevano che ero matto, perchè costava troppo, io invece ero convinto che senza le giuste attrezzature e i giusti macchinari non sarei mai potuto crescere. Fortunatamente avevo ragione io. Grazie all’acquisto di quel macchinario siamo cresciuti e nel 1984, quando abbiamo preso in affitto un magazzino di grandi dimensioni a Prato, è nata la Italserrande. Nel nostro magazzino avevamo una profilatrice, una piegatrice ed altri macchinari. Mia figlia teneva la contabilità in azienda, poi abbiamo comprato un altro magazzino nella zona di Viaccia, vicino a Prato, e lì sono venuti a lavorare anche mio figlio e mio genero.
Com’è cambiato il mercato oggi rispetto a quando lei ha iniziato?
Oggi è cambiato il mercato, perché c’è molta più concorrenza. Vai avanti solo se sei attrezzato, hai idee giuste e bravi operai.
Come ritiene che si sia evoluta la sua azienda nel corso degli anni?
È sempre stata un’azienda familiare ed è andata sempre benissimo. Non abbiamo avuto problemi, non abbiamo avuto debiti. La nostra azienda è una di quelle che hanno funzionato meglio in Toscana.
Com’è cambiato l’approccio nella scelta dei materiali, nella loro lavorazione e nella realizzazione del prodotto finale?
Nell’ambito delle serrande non è cambiato molto. Nel settore dell’alluminio sono cambiate molte cose perchè prima c’erano dei profili poveri, ora sono tutti profili diversi.
Come avete preso la decisione di aprire due filiali estere, in Croazia e Svizzera?
Intorno al 1996, dopo la Guerra in Jugoslavia, siamo andati a Bologna ad ordinare delle profile da un nostro fornitore, che ci ha consigliato di investire in quel mercato. Inizialmente abbiamo trovato delle difficoltà ad entrare in ex-Jugoslavia, poi la Camera di Commercio di Trieste ci ha aiutati a fare la prima fiera a Sarajevo. Successivamente siamo andati a Zagabria, dove abbiamo avuto fortuna perchè siamo stati i primi a fare questo lavoro. A Zagabria produciamo principalmente serrande, cancelli estensibili e porte sezionali. Abbiamo aperto una filiale commerciale anche a Lugano, in Svizzera. Produciamo a Prato e poi portiamo i prodotti, come scale, parapetti o coperture, direttamente lì, perchè non abbiamo officine in quella zona.
Come vede l’azienda, oggi Gesualdi Group, nel futuro?
La vedo bene, se i miei figli e i miei nipoti andranno sempre d’accordo la ditta avrà un bel futuro. Penso che il ricambio generazionale dia una marcia in più nella vita di un’azienda. Il fatto che la ditta si sia allargata in più settori, come quello della carpenteria pesante, è positivo, perchè se resti nel tuo piccolo è difficile riuscire ad andare avanti.
Qual è il ricordo più bello che lega all’azienda e quali sono state le maggiori soddisfazioni che le ha portato?
Ci sono state tante cose belle. Forse la soddisfazione più grande l’ho avuta quando ho comprato la prima profilatrice. Ma anche il primo magazzino che abbiamo comprato con la Italserrande, grazie a tanto lavoro e tanti sacrifici.
I suoi figli e i suoi nipoti hanno ereditato la gestione dell’azienda: quali ritiene che siano i più importanti insegnamenti che ha lasciato loro?
Quello di lavorare sempre. Ho sempre detto loro: “lavorate, lavorate, lavorate e siate onesti”. Questi sono gli insegnamenti che ho lasciato e per fortuna vedo che i miei figli e i miei nipoti li seguono sempre.